LA FANCIULLA DI OTTNANellantico paese di Ottna vivevano sette fratelli, tre bruni, tre biondi e uno albino e tutti sette andavano cos daccordo che erano linvidia dei vicini e persino dei loro stessi parenti. Allora uno di questi, pi invidioso degli altri, invit a caccia un uomo ritenuto nemico dei sette fratelli, lo condusse in un bosco, e l, mentre aspettavano che la luna tramontasse e il cinghiale scendesse a bere alla fontana, lo uccise e ne nascose il cadavere sotto una macchia di lentischio. I sette fratelli furono accusati di questomicidio, e dovettero scappare e farsi banditi, per non venir impiccati come veri assassini; ma anche nella disgrazia continuarono a volersi bene; e quando tre di essi dormivano gli altri quattro vegliavano. Gira e rigira, per boschi e foreste, finirono col trovare rifugio in un nuraghe1 del Goceano. Il nuraghe del Goceano era ancora intatto, non solo, ma frugando negli angoli oscuri il fratello albino trov freccie e coltelli di pietra, vasi di sughero come ancora adesso li usano i pastori sardi e cucchiai fatti con le unghie delle pecore. Un terrapieno sostenuto da grossi macigni, circondava il nuraghe: ledera e il lentischio crescevano fra le pietre del misterioso rifugio. L, dunque, i sette fratelli stabilirono la loro abitazione: di l partivano alla mattina presto, andavano a caccia, tornavano alla sera e mangiavano; poi mentre alcuni di essi vegliavano sul patiu2 come sentinelle sullalto di una fortezza, gli altri, prima di addormentarsi, raccontavano storie dei primi abitatori dei nuraghes e lalbino sosteneva che questi erano stati gli Atlantidi, rifugiatisi in Sardegna mentre loceano sommergeva la loro terra misteriosa. E quando il fratello anziano riferiva le leggende sentite raccontare dal nonno, intorno a Sardus pater3 e al tempio che gli antichissimi sardi gli avevano eretto, gli altri fratelli si levavano la berretta e ascoltavano con religiosa attenzione. Ognuno di essi aveva al collo, attaccata a una strisciolina di cuoio, una moneta con leffigie di Sardus pater, che li preservava da sventura.Dunque, un pomeriggio daprile, dopo aver infilato in sette spiedi di legno sette pezzi di carne di cinghiale che lasciarono accanto al fuoco acceso nel centro del nuraghe, i sette fratelli se ne andarono alla caccia del cervo. Al ritorno, verso sera, trovarono la carne di cinghiale gi cotta, il fuoco acceso ancora, il nuraghe tutto in ordine, il patiu spazzato. Mancava per uno dei sette pezzi di carne di cinghiale gi cotta. I sette uomini si guardarono meravigliati; cercarono attorno al nuraghe, ma non trovarono nessuno. Lindomani lasciarono accanto al fuoco sette casadinas4, e al ritorno ne trovarono sei, e la casa in ordine e il cortile spazzato. Allora il terzo giorno, uno dei sette fratelli, e precisamente lalbino, rimase sdraiato in fondo al nuraghe, nascosto sotto una bisaccia. Gli altri sei fratelli se ne andarono a caccia; e tutto fu silenzio attorno. Accanto al fuoco, infilati nei sette spiedi sette casizolos5 gialli e fragranti come pomi si cuocevano lentamente; dallapertura del nuraghe entrava il vento daprile, profumato di puleggio e di rosa canina. Sudiva il rumore del torrente di monte Rasu, e il canto degli usignoli fra le quercie della foresta.Dunque, lalbino stava per addormentarsi sotto la bisaccia, quando un lieve frusco dest la sua attenzione: qualcuno spazzava il patiu, e dopo un momento unombra oscur lingresso del nuraghe e un lieve rumore di passi anim il silenzio del luogo. Allora egli si scopr, e vide una fanciulla, piccola di statura, ma cos ben fatta e cos bella che egli sulle prime la credette una jana6. Ma al grido di spavento che ella diede, egli si accorse che era una povera fanciulla, anzi, proprio una fanciulla di Ottna. Come qualunque altra fanciulla del mondo nelle sue circostanze la fanciulla di Ottna singinocchi piangendo ai piedi dellalbino, narr che era nipote delluomo invidioso che aveva rovinato i sette fratelli. Egli mi ha raccolto e allevato, perch io sono orfana. Ma adesso che ho quindici anni voleva sposarmi. Io gli dissi: no, non voglio sposarvi perch siete vecchio. Allora egli mi mand in quel bosco, laggi, con due servi che avevano ordine di uccidermi e portargli il mio cuore ed i miei occhi. Arrivati nel bosco i due servi trassero la leppa7 ma non ebbero cuore di uccidermi. Quando non ebbero cuore di uccidermi, essi girarono un po nel bosco e trovarono un daino: lo ammazzarono, presero il suo cuore ed i suoi occhi e li portarono al mio zio cuore di pietra. Io rimasi nel bosco, e gira e rigira mi trovai sotto questo nuraghe; entrai e presi la carne e spazzai il cortile. Adesso eccomi qui. Uccidetemi pure, se volete, ma non svelate al mio zio cuore di pietra che io sono viva.Lalbino volse la testa dallaltra parte, perch la fanciulla non si accorgesse che egli piangeva; poi grid: Alzati e dimmi come ti chiami. Juannicca.Egli grid, pi forte: Continua a spazzare e rattoppa questa bisaccia.Juannicca allora si alz e continu a lavorare. Ed ecco, allimbrunire, gli altri sei fratelli tornarono, neri e imbacuccati come fantasmi; sedettero attorno al focolare, mentre lalbino raccontava la storia della fanciulla Juannicca, e la fanciulla Juannicca, accoccolata in fondo al nuraghe, tremava come una lepre spaurita. Ma lanziano le disse: Be dopo tutto siamo un po parenti. Tu ci farai i servizi di casa, terrai acceso il fuoco, porterai lacqua e noi ti considereremo come nostra sorella. Ma, ti avverto, lingua in bocca.Allora Juannicca, lingua in bocca, non rispose: e tutti furono contenti del suo silenzio. E i giorni passavano, e i sette fratelli, quando tornavano al loro rifugio, al cader della sera, tacevano, sospiravano, guardavano le stelle scintillanti in cima alle quercie, e anche sorridevano. Erano tutti e sette innamorati di Juannicca; e chi le portava in tasca una manata di perine primaticce, chi una lepre di nido, chi una preda de ogu8 rinvenuta per caso nel greto del torrente, forse caduta dallanello di qualche fanciulla che lavava.Juannicca sorrideva a tutti i sette fratelli, e quando alla sera essi tardavano a rientrare, anche lei guardava dal patiu le sette stelle dellOrsa Maggiore, fulgide sopra i monti lontani, e le pareva di vedere i suoi sette protettori.Essi cominciarono a litigare, perch ciascuno di loro voleva sposare la fanciulla: lanziano la voleva perch era il maggiore dei fratelli; lalbino la voleva perch era stato il primo a vederla, gli altri la volevano perch la volevano.Finalmente decisero di non sposarla e di tenersela sempre come una sorella: e cos il tempo pass, e pass linverno, e il canto del cuculo annunzi il ritorno della bella stagione. Juannicca domandava al cuculo: Cuccu bellu e mare, Cantos annos bi cheret a mi cojare?9E il cuculo rispondeva con sette gridi melanconici; ma Juannicca scuoteva la testa, incredula, perch non sperava di potersi sposare cos presto, in quella solitudine dove non cerano neppure gli avvisi di matrimonio sui giornali.Eppure un giorno, mentre ella stava sul patiu a scardassare un po di lana, ecco che vede passare di l un giovine cacciatore a cavallo.Era alto e bello, coi capelli lunghi svolazzanti come nastri di raso nero; e di sotto le folte sopracciglia i suoi occhi neri brillavano come stelle sotto le nuvole. Salut Juannicca gridando: E cosa fai? Cos sto! ella rispose.Guardarsi e innamorarsi fu la stessa cosa.Egli ripass il giorno dopo, e fu colpito dalla sveltezza di lei che gi filava la lana scardassata. Al terzo giorno le disse: Se vieni con me ti sposo. Sono il figlio del Giudice10 del Logudoro: tu, monta in groppa al mio cavallo e andiamo. Passa pi tardi ella disse. Prima voglio spazzare la casa. Eppoi verr solo a condizione che tu tinteressi di far graziare i miei sette fratelli. In coscienza mia lo far.Egli ripass pi tardi, e dal muraglione del patiu ella salt sulla groppa del cavallo, cinse con un braccio la vita del cavaliere, e via di trotto.Era una bella giornata di primavera: le cime verdoline degli alberi si disegnavano sulle nuvolette dargento, e le macchie fiorite, lasfodelo, il serpillo, lalloro, il timo e la ginestra profumavano laria. Juannicca raccontava la sua storia e il cacciatore diceva: Io ho tre sorelle Grassia, Itria, Baingia, belle come tre garofani. Esse ti vorranno bene, e tinsegneranno a ricamare gli arazzi ed a suonare la chitarra; ma se ti vedono vestita cos, con questo costume logoro, diranno: La sposa del nostro fratello una pezzente. Dunque, senti, io ti lascer nel bosco sotto il castello del Goceano, e andr a prenderti un bel vestito, e tu mi aspetterai senza muoverti.Ed ecco apparve il castello posato come unaquila sulla cima di una collina rocciosa. Le nuvole di primavera gli stendevano attorno unaureola doro, i boschi di peri selvatici fiorivano ai piedi della collina. Il cacciatore disse: Be Juannicca, non muoverti: ti porter anche una collana.Ella smont e sedette sopra un sasso; ma appena il giovane fu lontano, ella sent il gorgheggio di un usignolo e pens: Ci devessere una fontana: voglio lavarmi per non entrare cos sporca nel castello.Salz, e cerca e cerca, questa fontana non si trovava mai: ma dimprovviso una donna alta e secca, coi capelli rossi e gli occhi verdastri, apparve nel sentiero e salut Juannicca domandandole chi era e che cosa cercava.Da tanti mesi Juannicca frequentava gente cos buona che sera dimenticata che al mondo esiste anche gente cattiva: ben lontana quindi dallimmaginarsi nella donna rossa una maghiarja11, innamorata del giovane cacciatore non esit a raccontarle la sua storia. Inutile lavarti e metterti un bel vestito se non ti pettini bene disse la donna, frenando la sua rabbia. Vieni che te li accomodo io, i capelli; te li unger con olio di lentischio e ti metter uno spillone nella benda . La trasse cos fino ad una grotta, le unse i capelli, glieli acconci alluso delle dame, le avvolse la testa in una benda e ferm questa con uno spillone dargento. E appena ficcato lo spillone, che era ammaliato, Juannicca cadde al suolo come morta.Cadde al suolo come morta e rimase cos sette anni.Il cacciatore, non trovandola pi, credette chella, pentita daverlo seguto, fosse ritornata nel nuraghe: e per puntiglio non la cerc oltre; ma il dolore e lumiliazione lo resero cupo e cattivo. Non usciva dal castello e proibiva alle sorelle di suonare e di cantare: diventato dopo qualche anno Giudice anche lui, proib le feste e fece imprigionare le persone che lo adulavano. TantՏ vero che il malumore a volte rende gli uomini energici e saggi.Dunque, le sorelle si annoiavano. Un giorno, andando nel bosco a cogliere asfodelo per intesserne cestini, cominciarono a parlar male del fratello, e tanto sinfervorarono che smarrirono la strada. Dun tratto cominci a piovere; le sorelle si rifugiarono in una grotta e videro distesa al suolo una bella fanciulla che pareva morta. Era vestita di un rozzo costume, ma teneva i capelli acconciati alluso delle dame, con la benda fermata da uno spillone dargento.Una delle sorelle disse: Voglio provare se mi sta bene questo spillone.Ma appena lo trasse dai capelli della bella addormentata, questa si svegli, e cominci a piangere ed a chiamare il cacciatore. Allora le tre sorelle la sollevarono, la confortarono, la condussero con loro al castello. Il giovine signore sulle prime sarrabbi; poi spos Juannicca, e quando ebbe sposato Juannicca fece graziare i sette fratelli, e divent cos felice che sorrideva persino quando gli adulatori gli dicevano le cose pi sciocche di questo mondo.1Monumenti preistorici della Sardegna, che alcuni archeologi ritengono tombe, altri abitazioni o fortezze.2Il cortile del nuraghe.3Il primo colonizzatore dellisola.4Focaccie di pasta e formaggio.5Formaggelli.6Fata di piccola statura.7Lungo coltello che i pastori sardi portano infilato alla cintura.8Pietra di fuoco, rassomigliante al corallo.9Cuculo bello del mare, Fra quanti anni mi devo sposare?10Principe.11Fattucchiera.------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------